UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DELL’OBESITÀ

Michele Carruba
Presidente Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità
Università degli Studi di Milano
Enzo Nisoli
Direttore Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità
Università degli Studi di Milano

L’obesità rappresenta uno dei più importanti problemi di salute pubblica del nostro tempo, perché riduce l’aspettativa di vita, aumenta la morbidità e la spesa sanitaria. Gli approcci terapeutici tradizionali, che comprendono, oltre alla restrizione calorica, l’esercizio fisico e i farmaci anoressizzanti, a volte anche la chirurgia, rappresentano dei tentativi, non sempre fruttuosi se non opportunamente utilizzati, per far fronte a lungo termine a questa patologia estremamente complessa. Le conoscenze attuali si sono, però, notevolmente ampliate rispetto alle generalizzazioni del passato.
Questo ha permesso di intraprendere studi sempre più approfonditi sulle componenti genetiche e sui meccanismi molecolari che costituiscono i substrati biologici su cui agisce l’ambiente nel determinare l’insorgenza dell’obesità e delle numerose patologie correlate. Tali ricerche hanno portato a rilevanti acquisizioni scientifiche e a un nuovo modo di pensare l’obesità. Su queste premesse, nel 1997 si è costituito presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, il Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità (CSRO). L’attività si è orientata in tre direzioni principali: la ricerca di base; la formazione, attraverso l’organizzazione di
congressi e incontri; la conduzione di trial clinici con farmaci innovativi. Tre direzioni che procedono però tutte dallo stesso assunto di base: l’obesità deve essere considerata una vera e propria malattia e non un problema estetico. Una malattia che si caratterizza con un accumulo abnorme di grasso sotto forma di tessuto adiposo localizzato in diversi distretti dell’organismo e che porta con sé, come conseguenza, l’insorgenza di situazioni cliniche estremamente gravi perché aumentano il rischio cardiovascolare e tumorale. Per fare degli esempi, ricordiamo che i pazienti obesi con accumulo di grasso tra i visceri sono anche ipertesi, insulino-resistenti fino a diventare diabetici (diabete di tipo 2), hanno un alterato profilo ematico dei lipidi (cioè di trigliceridi e colesterolo nel sangue). L’insieme di questi fattori definisce la “sindrome metabolica”. Il paziente affetto da tale patologia può andare incontro ad eventi fatali, ad esempio un ictus o un infarto del miocardio. Si consideri che ad oggi non esiste uno specialista che si faccia carico della diagnosi e della terapia della sindrome metabolica. Quello che il CSRO ha cercato di dimostrare in questi anni è che alla base di tutti i quadri clinici ricordati e apparentemente slegati tra di loro, ma correlati epidemiologicamente, si possono identificare meccanismi patogenetici comuni, potenzialmente modificabili dai farmaci. Curare l’obesità significa, dunque, prevenire e curare la sindrome metabolica. Significa evitare al paziente obeso conseguenze che incidono pesantemente sulla qualità della vita e possono avere esiti fatali.
L’obeso non è una persona priva di volontà che si merita la taglia che si ritrova, ma un soggetto affetto da una grave malattia determinata da uno squilibrio energetico e da alterati meccanismi che normalmente regolano le sensazioni di fame e sazietà. Il CSRO si è dedicato allo studio di questi meccanismi che regolano l’equilibrio energetico e con questo obiettivo intende procedere per migliorare le aspettative di vita degli oltre 300 milioni di persone che in tutto il mondo sono affette dall’obesità e dalla sindrome metabolica!